Gesti (e frasi) infiniti

Mia figlia è un mistero, ma non per questo rinuncio a spiegazioni, analisi, interpretazioni. Alterno prese di posizione, a seconda degli stati d’animo e delle stagioni. Molte cose le accetto (sono i miei atti di fede), certe le subisco malamente, alcune mi mettono decisamente a ko, con altre vengo a compromessi, e finisco per liquidarle, per convenienza, con le stesse definizioni che usano i medici quando gettano la spugna. Ad esempio: ecolalie e stereotipie. Chi vive l’autismo (altra etichetta-rifugio) ci fa colazione pranzo e cena con queste due “manifestazioni” del mistero, al punto che poi quasi non le vede nemmeno più (finché non ne compare una nuova). Rientrano nel famigliare, fino a ritornare lampanti in presenza di qualche estraneo al percorso quotidiano.

Ecolalie: un verso gutturale, una parola o una frase ripetuta. Stereotipia: un gesto che parte automatico, fuori da qualsiasi controllo, sembrerebbe, magari anche senza senso e senza motivazione, salvo che parte proprio in un certo momento.

Dorothea, quando è soddisfatta di qualcosa, fa un saltello e con una oscillazione delle braccia si fa sbattere il dorso della mano destra sull’osso sacro. Il tutto accompagnato da un mezzo sorriso. Quando se ne esce con questo scatto so che sta comunicando: “Vai così, è uno sballo”. E allora anche io di riflesso sento che tutto procede bene. Mi ricorda un po’ Jovanotti prima maniera e anche se Jovanotti non è mai stato il mio idolo, vabbè, pazienza.

Più difficile convivere con le ecolalie, soprattutto quando si presentano come domande o battute che richiedono uno scambio. Da quest’estate mi guarda da sotto in su (in realtà sempre più all’altezza del mio sguardo) e attacca: “Io ho le lacrime al gusto di…” e si aspetta che completi la frase. Quante volte se ne uscirà in una giornata non lo so, ma spesso lo fa a ripetizione. È una specie di gioco, che propone non solo a me, ma a chi gli capita a tiro. Non puoi certo liquidarla con un “Adesso non posso”. Lei sta lì ad aspettare la definizione. Faccio quindi prima a risponderle, e di solito rispondo: “di pizza” oppure “di caffè”. Lei allora ridacchia, saltella e fa battere il dorso della mano sull’osso sacro. Se sono fortunata è finita lì. A volte invece ha voglia di continuare.

Lo spunto deve averlo preso da un tale “Libro dei perché”, in cui si spiega perché le lacrime siano salate. Così è partita per esplorare il tema del gusto, il che se vogliamo è molto interessante, non fosse che il trasporto per queste variazioni le ha preso la mano.

“Io ho le lacrime al gusto di…” è andato avanti per luglio, agosto, settembre. Sono una madre comprensiva, divento l’alleata più fedele, ma a volte alzo bandiera bianca. Il fine settimana è lungo da trascorrere, e lei, forse per la cinquantesima volta, mi sorride e attacca il ritornello. Sparo: “di puzzola”, “di piedi sporchi”, “di catrame”. No, “di catrame” non va bene. Allora ancora “di pizza”, basta farla finita. Lei saltella, oscilla, batte la mano sul sacro.

Prima di allora non avevo mai elucubrato sulle lacrime, figuriamoci sul loro sapore. Adesso so per certo una cosa: le lacrime sanno di pipì. Quella degli occhi. Se la fanno addosso, quando non riescono a vedere la fine.

4 Comments

  1. Penso alla pazienza, all’amore, alla fiducia in un futuro meno difficile, che ci vuole rispetto alle difficoltà che ho con i miei figli. E poi leggo te (o penso ad altre situazioni analoghe alla tua). E un po’ mi vergogno della mia scarsa pazienza, della fiducia intermittente (l’amore no, quello non viene mai meno). Un abbraccio forte amica mia e grazie della condivizione che fai attraverso il blog. Leggerti non è mai banale

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    1. Grazie a Te, Romolo! Che bello poter avere di nuovo qualche minuto per leggere e scrivere, per condividere. Ognuno ha le proprie circostanze da fronteggiare, ci facciamo forza l’un l’altro. Speriamo solo che questi mesi siano più leggeri… e di uscirne salvi. Ti abbraccio forte!

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  2. Rientrano nel famigliare, fino a ritornare lampanti in presenza di qualche estraneo al percorso famigliare. Quanta verità anche se lontanissima dalla tua verità!
    Sei terapeutica perchè analizzi stati d’animo e disagi astratti rendendoli tangibili e chiari!
    con affetto

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